sabato 4 agosto 2007

Padova, i musulmani vogliono il venerdì libero. Di questo passo che cosa vorranno ancora?

L’associazione islamica chiede alle aziende di concedere ai lavoratori almeno quattro ore libere per pregare e riposarsi come impone il Corano
Pare che alla Triplice manchi un venerdì. Già, Cgil, Cisl e Uil presto potrebbero fare i conti con le nuove istanze dei lavoratori di fede islamica che, al venerdì, vorrebbero dedicare più tempo alla preghiera, come impone loro il Corano. Quel venerdì che, a quanto è dato sapere, al momento non è mai rientrato nelle trattative contrattuali portate avanti da Epifani, Bonanni e Angeletti. A ricordare loro questa esigenza hanno provveduto i musulmani di Padova, felici per essere vicini al traguardo della realizzazione di altre tre moschee in provincia previste entro Natale(a Cadoneghe, Saletto e Vigodarzere), ma un po’ tristi per non vedere riconosciuto il proprio giorno sacro.«Stiamo iniziando una trattativa - ha dichiarato al Gazzettino Omar Osman, presidente della Lega africana islamica di Padova - con alcune grandi imprese della zona industriale per chiedere la possibilità che i nostri fratelli impiegati in quelle aziende, durante il nostro giorno sacro, il venerdì, possano riposare e pregare, almeno per quattro ore».Tenuto conto dei ritmi di lavoro delle fabbriche venete, oltre che della necessità che alcune commesse vengano consegnate al cliente entro scadenze brucianti, è facile immaginare che queste istanze non abbiano grandissime possibilità di essere accolte. Nonostante le proposte alternative formulate da Osman nella versione di sindacalista: «Il tempo potrebbe essere recuperato negli altri giorni - spiega - magari aggiungendo un’ora ai turni lavorativi settimanali. Alcuni fedeli hanno già posto questa domanda ai loro datori di lavoro e adesso stiamo vedendo se è praticabile la strada di una raccolta firme attraverso la quale estendere questa iniziativa alle associazioni di categoria a livello nazionale».Non è una boutade di mezza estate, è una proposta più che concreta. Tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, i musulmani praticanti hanno superato le 50 mila unità, mentre le moschee o, comunque, le strutture usate per incontri di preghiera, sono 120. Non è che i musulmani, in caso di sciopero mirato, possano mettere in ginocchio l’economia del Nordest, però si comincia a parlare di numeri significativi. A Padova e a Treviso, in particolare, la loro presenza è particolarmente diffusa nelle piccole e medie industrie.In attesa di un pronunciamento ufficiale alla prossima trattativa contrattuale di Cgil, Cisl e Uil, i musulmani padovani annunciano di essere molto vicini alla realizzazione di tre nuove moschee, tipo tensostrutture, di 200 metri quadri l’una. «Non chiediamo finanziamenti pubblici», concede Osman, salvo poi scivolare in una provocazione che nemmeno gli estremisti del relativismo riuscirebbero a digerire, e cioè l’istituzione di un non meglio precisato «tribunale amministrativo islamico-italiano». Messa giù così, il venerdì che manca alla Triplice resterà nel libro dei sogni (islamici) ancora per un bel po’.
il Giornale

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