sabato 11 agosto 2007

L'Europa che non vuole diventare islamica

Crediamo che sia un dovere dare il massimo della informazione possibile alla manifestazione organizzata dalla Danimarca e da molti altri Paesi dell’Ue contro l’islamizzazione dell’Europa il prossimo 11 settembre a Bruxelles davanti al Parlamento Europeo. Stop Islamisation of Europe (Sioe) è un’alleanza fra popoli in tutta Europa, uniti all’unico scopo di impedire all’islam di diventare una forza politica dominante sul Continente. Vi si è associata una grande massa di inglesi al grido: «No Sharia Here», gente che vuole mantenere la legge di Sua Maestà e fermare l’avanzata strisciante della sharia in Inghilterra.
Pur dando questa informazione noi vogliamo però anche dire con assoluta chiarezza che siamo sicuri che non si otterrà nulla. Riassumiamo i motivi più evidenti dell’inevitabile fallimento, più che altro allo scopo di far comprendere quanto sia tragica la situazione dell’Europa. Prima di tutto la scelta di Bruxelles. Questo significa che gli organizzatori non hanno capito quale sia la causa fondamentale, anzi l’unica, della islamizzazione dell’Europa. L’Unione europea è stata costruita appositamente a questo scopo: rendere agevole ai musulmani invadere l’Occidente giungendovi da tutte le parti, occupandone un 20% in Svezia, un 15% in Danimarca, un 30% in Gran Bretagna e così via. Insomma, non ci vuole molto a capirlo: se si vuole allagare un territorio, per prima cosa si tolgono le dighe. È proprio questo che è stato fatto: si sono tolte le dighe fisiche, psichiche, culturali, abolendo i confini fra gli Stati sia per le persone sia per le merci, eliminando le differenze monetarie, eleggendo due lingue ufficiali, l’inglese e il francese, le più note agli immigrati provenienti dall’Africa e dall’Asia, quasi tutti ovviamente musulmani.
È stato condannato come gravissimo peccato morale e politico il cosiddetto «nazionalismo», così che ai popoli d’Occidente, creatori degli Stati nazionali, è stata tolta l’unica passione che poteva spingerli a difendersi dalla invasione di stranieri: la Patria. La violenza con la quale i governanti hanno imposto ai propri sudditi questo comportamento è stata etichettata, da una parte come virtù di solidarietà e dovere verso i poveri, e dall’altra, incuranti della contraddizione, come sistema per aumentare il patrimonio europeo in denaro, in mercato, in competitività, in bassa forza lavoro, innalzando a Divinità assoluta la libertà degli scambi, delle commistioni, delle «integrazioni».
Questa è l’unica, vera motivazione della costruzione che porta il nome di Unione Europea: togliere agli europei il senso della proprietà, la percezione di avere diritto a possedere una qualsiasi cosa, a cominciare dal territorio sul quale vivono e per il quale hanno tante volte combattuto e sono morti; di conseguenza, non possedere né istituzioni nazionali, né moneta, né banche, né governanti, né storia, né religione propria, ma al contrario abituarsi a considerare appartenente agli stranieri, a coloro che se ne appropriano, tutto quello che si riteneva appartenesse agli europei, inclusi ovviamente il diritto, i costumi, i valori, la religione.
Se non ci si convince di questo, ossia che la Ue è stata voluta dai governanti per espropriare i cittadini, e non ci si convince quindi che ogni Stato deve prendere immediatamente tutte le decisioni indispensabili per salvaguardare la propria sopravvivenza come nazione libera, come territorio che porta un nome e che appartiene ai cittadini che ne hanno formato la storia, la lingua, la tradizione religiosa, qualsiasi protesta, anche se degna del massimo rispetto, rivolta a Bruxelles, non serve a nulla. Inoltre gli Stati che formano l’Unione Europea sono tutti molto diversi gli uni dagli altri e i bisogni dell’uno non sono affatto simili a quelli dell'altro. L’Italia, per la sua conformazione geografica, per la sua storia linguistica (la Chiesa sembra aver dimenticato che il latino di cui si è servita per quasi duemila anni, era la lingua dei Romani), artistica, scientifica, per la sua eccessiva densità demografica e la fragilità del suo territorio ha assoluto bisogno che si dichiari subito esclusa dal patto di Schengen, chiudendo tutti i confini e informando a gran voce coloro che da ogni parte del mondo si apprestano a venire in Italia che non sarà ammesso più nessuno, per nessun motivo. Inoltre l’Italia è sede della Città del Vaticano e del capo della Chiesa cattolica. Questo significa che il prossimo, inevitabile conflitto con l’islam la vedrà in prima fila, che lo voglia o no, salvo che si dichiari subito sottomessa al volere musulmano e traditrice del Cristo, cosa di cui saremo costretti a convincerci se guardiamo al comportamento tenuto fino a oggi sia dai governanti sia dal clero.
Il silenzio del clero è impressionante. Cominciare a parlare adesso, come abbiamo visto fare con timide allusioni in questi giorni, se non fosse tragicamente doloroso, sarebbe perfino ridicolo, in quanto era tutto prevedibile da almeno 15 anni. La colpa più grave di coloro che hanno responsabilità di governo, ivi inclusa la gerarchia ecclesiastica, è quella di non prevedere le conseguenze delle proprie decisioni e di non fermarsi neanche un attimo a riflettere sul futuro di quei milioni di persone che hanno loro affidato la propria patria, il futuro dei propri figli, i propri beni, la propria storia, la propria religione.
«L’Occidente diventerà il Sud-Oriente. Capirne i processi sarebbe stato lo studio preliminare che i promotori dell’Unione avrebbero dovuto fare. Il fatto però che si sia dato per scontato che l’Occidente europeo, ossia la cultura nordista, avrebbe conquistato e annesso il sud-est, ampliando smisuratamente il suo territorio, il suo mercato, la forza del Continente, questo è il gesto più sconsiderato e sicuramente perdente che i politici-economisti abbiano compiuto. Perché, come è evidente, è il sud-est afro-asiatico che si sta annettendo il nord europeo, non il contrario.
L’Occidente si sofferma spesso a domandarsi come mai si sia estinto l’Antico Egitto, come abbiano potuto sparire gli Etruschi, come abbiano fatto a disintegrarsi di colpo gli Aztechi, i Maya. Domande inutili tanto quanto quelle che fra poco rivolgeranno a se stessi gli storici chiedendosi come ha fatto a sparire di colpo la cultura europea. Non sono le conquiste degli eserciti nemici, perché queste non riescono mai di per sé, neanche con gli stermini di massa, a distruggere una civiltà. È la perdita di senso che la conquista inesorabilmente comporta, a far sparire all’improvviso anche la più forte delle civiltà. È quello che sta succedendo all’Unione Europea.
L’eliminazione delle differenze, con l’omologazione, decisa a tavolino ma di fatto impossibile, di popoli totalmente diversi, sta già portando con rapido vortice al baratro del non-senso e si concluderà con la fine della cultura occidentale nella sua forma autentica - quella europea - e l’installazione di una cultura tribale di 1500 anni fa, quella islamica, che non può cambiare perché è fondata sul Corano, ossia sulle prescrizioni magiche (riprese da quelle dettate da Mosè nei primi cinque libri dell’Antico Testamento) che si ritrovano più o meno simili nelle tradizioni mitiche di origine di ogni popolo. Gesù aveva cancellato tutte quelle dell’Antico Testamento semplicemente agendo senza tenerne conto. È l’unica maniera intelligente per non discutere all’infinito di cose che i popoli amano conservare, malgrado spesso non le conoscano affatto e comunque non le mettano in atto. Per i musulmani non è così perché la loro cultura è “stare fermi”, o meglio: conquistare e possedere il mondo tenendo ferma la religione.
La fine della cultura europea sarà la fine del Cristianesimo come religione, che si terrà contento delle sue tradizioni e delle sue opere di carità, finalmente libero da quella Figura inspiegabile, tanto facile da predicare ma quasi impossibile da capire e da imitare che è Gesù di Nazaret. Aver ridotto il Cristianesimo alle opere di bene, è l’operazione più banale e più ottusa che la Chiesa odierna abbia compiuto; una operazione che non ha nulla a che fare con la religione, ma che ha così concesso il massimo spazio a una religione che non finge di non essere religione, ma anzi sottolinea il suo essere esclusivamente religione: l’Islamismo».
(Dal saggio Contro l’Europa pubblicato nel 1997, qui citato esclusivamente come prova che i pensieri e gli scopi dei politici e dei governanti possono essere facilmente previsti, e soltanto allora combattuti.) Ida Magli.

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