venerdì 3 agosto 2007

Botte alla figlia «poco musulmana»: assolti

È stata picchiata e legata al letto da mamma, papà e fratello che volevano punirla «per la sua frequentazione di un amico e più in generale per il suo stile di vita, non conforme alla loro cultura».
Ma i tre, di fede islamica e di origine magrebina, sono stati assolti dalla Cassazione, malgrado il ricorso fatto della Procura di Bologna che chiedeva la conferma delle condanne per sequestro di persona e maltrattamenti pronunciate in primo grado.
I supremi giudici hanno condiviso la tesi della Corte d'Appello di Bologna del 26 settembre 2006, che aveva assolto i tre picchiatori: la ragazza era stata legata per il suo bene, avendo minacciato di suicidarsi per paura delle botte. Inoltre i maltrattamenti non erano da ritenersi abituali, essendo accaduti solo tre volte e, per di più, «motivati dai comportamenti della figlia, ritenuti scorretti e quindi non esprimenti il necessario requisito di volontà di sopraffazione e disprezzo». Di fatto cadono le accuse di sequestro e di violenze.
La prima perché «dall'istruttoria di primo grado era emerso con certezza che Fatima, terrorizzata dalle possibili ritorsioni dei familiari perché non si era recata al lavoro incontrandosi con un uomo, aveva minacciato di suicidarsi». I genitori, secondo i supremi giudici, erano stati costretti a legare la figlia per evitare che commettesse atti di autolesionismo. Per quanto riguarda il reato di maltrattamenti inoltre «non susssiste la piena abitualità delle condotte violente», in modo particolare quella del padre che, in maniera provata, aveva picchiato Fatima in «tre soli episodi nell'arco della sua vita».
Senza successo dunque il ricorso inoltrato alla Corte di Cassazione dal procuratore generale di Bologna all'indomani dell'assoluzione dei tre islamici in Corte d'Appello. Una sentenza pronunciata nonostante Fatim a «fosse stata segregata e liberata solo per essere poi brutalmente picchiata dai congiunti - ha sottolineato il Pg Enrico Di Nicola - che la volevano punire per la frequentazione di un amico e più in generale per il suo stile di vita, non conforme alla loro cultura». «Episodi come questo non fanno che confermare la necessità di una rapida approvazione della legge contro la violenza sulle donne e per i reati connessi all'orientamento sessuale», è stato il commento del ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini, che si dice «ferita e colpita» dalla sentenza della Cassazione.
«La giustizia italiana è forse alleata dell'islam radicale? - si chiede Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia - La Suprema Corte di Cassazione ha scritto oggi una pagina buia nella storia del diritto e della giustizia del nostro Paese».
l'Avvenire

1 commento:

Anonimo ha detto...

Basta non se ne può più di questa gente. Devono andare a fare i musulmani a casa loro