martedì 24 luglio 2007

Terrorismo. Il gruppo di Perugia non si sarebbe mai fermato

Non c'erano segni di una prossima interruzione dell'attivita' di addestramento e propaganda svolta dall'imam di Ponte Felcino Mostapha El Korchi insieme ai custodi della moschea, Mohamed El Jari e Driss, quando la polizia e' intervenuta.
Anzi la loro attivita' era in pieno svolgimento. E ora l'indagine punta a chiarire a cosa servivano le tante sostanze chimiche trovate nella casa dell'imam e i documenti, tra cui alcune cartine, trovate durante le perquisizioni.Nella richiesta di applicazione delle misure cautelari il magistrato titolare dell'inchiesta aveva evidenziato come non esistesse la prova che il gruppo si accingesse a elaborare programmi concreti da realizzare.
Non emerge al momento la sussistenza di potenziali, specifiche azioni criminali in danno di acquedotti, aeroporti o comunque luoghi identificati ha ribadito oggi la procura della Repubblica di Perugia.La situazione e' stata di fatto cristallizzata, come ha spiegato oggi un investigatore. Gli investigatori si stanno concentrando quindi sul materiale sequestrato.
Nelle prossime ore cominceranno le analisi della polizia scientifica sulle sostanze trovate in tre bidoni nella cantina di Korchi (potenzialmente esplosive e incendiare se miscelate secondo i primi rilievi). Digos e Ucigos stanno anche passando al setaccio il materiale trovato nel corso delle perquisizioni.
Tra i documenti ci sarebbero anche alcune cartine geografiche dalle quali comunque gli inquirenti non avrebbero pero' ricavato indicazioni particolari su una possibile attivita'. Esaminati attentamente anche tutti gli stranieri passati per la moschea per stabilire se qualcuno abbia poi effettivamente messo in pratica l'addestramento ricevuto.Notevole anche il materiale informatico sequestrato in occasione dei controlli, oltre una ventina, nelle abitazioni degli stranieri indagati a piede libero.
Tra questi anche l'imam di Pierantonio, frazione di Umbertide non lontana da Ponte Felcino. Materiale 'del tutto ininfluente' secondo il suo difensore, l'avvocato Nicodemo Gentile. All'uomo gli investigatori sono risaliti in quanto aveva frequentato la moschea di Ponte Felcino. 'Il mio assistito - ha spiegato il legale - vive in Italia da 18 anni e lavora come metalmeccanico.
La sua e' sempre stata una vita cristallina nel rispetto delle regole'.Dall'inchiesta emerge intanto che Korchi su Internet ha consultato anche mappe di non meglio specificate aree utilizzando il sito Google earth. Cosi' come ha svolto - secondo l'accusa - opera di addestramento nella moschea, mostrando tra l'altro a uno dei frequentatori l'uso di un coltello da combattimento.Gli investigatori ritengono pero' che i tre marocchini fossero anche impegnati in una intensa opera di radicalizzazione della locale comunita' islamica. Una modalita' ispirata alla globalizzazione dell'Islam cosi' come propagandato dai siti jihadisti.
La strategia farebbe parte di un piu' ampio progetto di radicalizzazione dei luoghi di culto della zona, attraverso un progetto di unificazione delle principali moschee umbre. E dall'ordinanza di custodia cautelare emerge che il progetto era in una fase avanzata di attuazione.
tratto da Agenzia Ansa

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