mercoledì 25 luglio 2007

Moschee, la mappa dei predicatori dell’odio in Italia

La rete della violenza integralista attraversa tutto il Paese
Per ovvi motivi non entreremo nei dettagli delle dodici inchieste più delicate sui predicatori d’odio e sulle moschee monitorate in queste ore per proselitismo alla jihad.
Ci limiteremo, sfogliando l’aggiornato dossier dell’Antiterrorismo, a dare un quadro d’insieme sui centri islamici e i luoghi di culto dove la religione talvolta è mera copertura, la preghiera una scusa per l’indottrinamento alla guerra santa.Partiamo da Perugia, dov’è finito dentro l’imam di Ponte Felcino, uno dei tanti religiosi che nei loro sermoni prendono ispirazione dai cattivi maestri pro Bin Laden come Abu Qatada, Omar Bakri e Abu Hamza al Masri.
Il capoluogo umbro dove all’università per stranieri studiava un certo Ali Agca è considerato la culla degli imam itineranti pakistani, ortodossi del Tablig Eddawan (presenti anche a Desio), otto dei quali sono stati espuslsi due anni fa.
I centri di preghiera, ufficiali e no, sono difficili da censire. C’è tensione tra i frequentatori per la spinta integralista che ha costretto l’imam Abdel Qader a chiudere temporanemante la moschea e a respingere le minacce di colleghi fondamentalisti.
Tra le moschee nel mirino c’è ancora Cremona dove l’ex imam Mourad Trabelsi è stato condannato a sette anni. Precedentemente in cella ci finì il predicatore itinerante Mohamed Rafik (reclutava kamikaze per l’Irak) mentre il terzo ex imam della filanda in via Massarotti, il marocchino Ahmed El Bouhali (già arrestato nel 1998) dopo il proscioglimento è morto combattendo in Afghanistan.
MILANO CROCEVIA RADICALE
Milano e la Lombardia restano il crocevia delle inchieste più importanti. Sott’inchiesta, per le rivelazioni del pentito Riadh Jelassi, l’imam di viale Jenner, Abu Imad («ci faceva il lavaggio del cervello») parigrado del noto Abu Omar, imam di via Quaranta, che il pm Armando Spataro ha definito «capo terrorista». Un altro pentito, Thili Lazhar, ha spiegato come in viale Jenner venivano istruiti i futuri kamikaze.
Il filo del terrore che si dipana attraverso molti frequentatori delle moschee milanesi porta agli attentatori dell’11 settembre, a quelli della stazione di Madrid (vedi Osman Rabei), ai mujaheddin legati ad Al Qaida (tra i tanti l’egiziano Abdelkaer Es Sayed, l’algerino Hafed Remadna, segretario dell’imam di viale Jenner).
Occhi puntati su Segrate tra i frequentatori della moschea guidata da quell’Ali Abu Shawima che ha recentemente lamentato una cattiva stampa dopo l’esternazione sull’Italia «che sarà convertita all’Islam entro dieci anni», e a Gallarate dove la moschea è stata chiusa tempo fa e dove si scava tra i contatti dell’ex imam Mohammed El Mafoudi, noto per le sue prediche al vetriolo, arrestato per terrorismo nel 2003 e poi assolto.
A Varese la rocambolesca assoluzione dell’ex imam Abdelmajid Zergout ha fatto esplodere polemiche per la sua possibile espulsione al pari del predecessore, Abou Ayoub; a Brescia la condanna di Kamel Hamroudi ha riacceso i fari su almeno quattro imam a lui collegati, mentre a Como si continua a lavorare sui seguaci di un altro imam espulso nel 2004, Ben Mohamed.Chi ha lasciato dietro di sé emuli pericolosi sono l’ex imam torinese Ebid Abdel Aalil (arrestato per gli attentati a Luxor nel ’97) e il macellaio Bourika Bouchta, l’ex imam di Porta Palazzo che pubblicamente esaltava Osama, espulso a settembre 2005: l’Antiterrorismo spulcia tra i fedeli della moschea di via Cottolengo, famosa per le prediche anti-occidentali dell’imam Khohaila («gli infedeli vanno uccisi») in quelle di San Salvario rette da Mahmod Sinasi nonché tra i religiosi vicini al predicatore senza moschea, Abdoul Qadir Fall Mamour, noto come l’imam di Carmagnola, espulso a novembre 2003.
Stesso discorso per Vercelli, con gli sviluppi delle indagini sulla moschea avviate nel giugno 2005. Poi si passa a Como, ancora regno dell’imam (espulso) Snoussi Hassine Ben Mohammed, e a Bergamo, nell’entourage religioso di via Cenisio del ricercato Abou Britel El Passim, il cui indirizzo spuntò negli archivi di Al Qaida a Kabul. Altro capitolo ritenuto «investigativamente interessante» è quello di Verona dove si studiano i sermoni dell’imam Wagdy Ghoneim, quello che lo scorso marzo avrebbe invitato i fedeli musulmani «a governare le donne come le pecore perché stupide quanto le bestie».
In Veneto l’attenzione è sui luoghi di culto di Vicenza e tra Badia Polesine e Motta di Livenza (dove già sono emersi legami con gruppi terroristici di matrice salafita) e in quel di Bassano dove l’imam Ezzedin Fatnassi è stato perquisito dalla Digos. Sulla costruzione della nuova moschea guidata dall’imam Feres Jabareen a Colle Val d’Elsa, Siena (che condannò l’esecuzione di Saddam), l’Antiterrorismo da mesi segue l’attivismo di alcuni religiosi già collegati a Rachid Mamri, l’ex imam fiorentino di Sorgane, accusato di contiguità con terroristi marocchini, ritenuto il capo-reclutatore della cellula toscana, ma assolto a gennaio 2006.
FANATICI DEL CENTRO-SUD
Scendeno per lo Stivale, altro sito «sensibile» è la moschea di Sassuolo di via Cavour che ad aprile ha ospitato i predicatori d’odio Sheik Rajab Zaki e Al Barr, e la moschea El Nur di Bologna vicina alle posizioni del leader Abu Qatada.
Sott’inchiesta a Milano c’è finita anche la moschea di Carpi mentre a Reggio Emilia i controlli si sono intensificati dopo il corteo contro le «vignette di Satana» guidato dall’imam Mahamed Ahmad. Passando per Roma, dove si lavora sugli orfani dell’imam Hemman Abdelkrini espulso dopo le omelie pro Hamas, polizia e carabinieri puntano su sedici centri religiosi (tra questi Centocelle dell’imam Samir Khaldi, nel quale si recò Hamdi Adus Issac, ricercato per le bombe di Londra).
Scendendo ancora si passa per Latina e per una decina di moschee campane, dove tengono banco i sostenitori dell’ex indagato Gasry Macine, già imam della moschea di Aversa, o a Napoli dove l’ex imam Macine Nacer Ahmed è finito in manette due settimane fa a Parigi. È fitto l’elenco è fitto di accertamenti in corso sui predicatori d’odio in Puglia (Bari e Taranto), Calabria, soprattutto in Sicilia con l’enclave di Mazara del Vallo dove il moderato imam, Sta Outi Toutaoni, deve guardarsi dalle nuove leve radicali che predicando la jihad e, diffondendo l’odio, raccolgono un inarrestabile consenso.

Gian Marco Chiocci – Il Giornale

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