giovedì 26 luglio 2007

Italia nel mirino del terrorismo islamico salafita

"C'e' un particolare attivismo delle cellule di matrice salafita collegate in qualche modo alla rete internazionale di Al Qaida".
L'allarme arriva dal capo dello Polizia, prefetto Antonio Manganelli, nel corso dell'audizione davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera.
È questa una delle "novita'" nell'attuale scenario di contrasto alle minacce legate al terrorismo internazionale di matrice ilamica. Una offensiva che, ha spiegato il prefetto, "si e' tradotta nel deterioramento della situazione in alcuni Paesi del Nord Africa".
Il timore di Manganelli e' "che i nostri vicini di casa possano riservare delle attenzioni anche al nostro paese". Il capo della polizia ha spiegato che l'Italia, come anche altri Stati occidentali, e' spesso "oggetto di invettive" che danno vita a preoccupazione su eventuali rischi.
Manganelli, citando materiale della propaganda e di ideologi fondamentalisti, ha parlato di "sistema" e non di "organizzazione".
"Non esiste - ha spiegato il prefetto - un'organizzazione operativa strutturata come Cosa Nostra che ha le sue filiali ufficiali nei vari paesi" ma un sistema di cellule altrettanto pericoloso che usano il marchio di Al Qaeda "come una sorta di franchising".
Sulla cellula scoperta a Perugina, il capo della Polizia ha spiegato che "si era organizzata quanto meno per l'addestramento, si davano istruzioni per l'uso che andavano dalla difesa personale fino ad elementi chimici compatibili con la composizione di esplosivi".
Un modus operandi, ha concluso Manganelli, "simile a quello riscontrato nei progetti di attentati di Londra, dove non si usa tanto trasportare tritolo o dinamite, ma viene utilizzata una miscela di prodotti legali, come fertilizzanti ed altro, acquistabili anche al supermarket".

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