mercoledì 16 gennaio 2008

Dalla Commissione Giustizia della Camera avanti tutta con il gender

La commissione Giustizia della Came­ra ha licenziato per l’aula di Monte­citorio il disegno di legge per il con­trasto delle molestie insistenti, che al tem­po stesso introduce nel nostro ordina­mento per la prima volta uno stravolgi­mento della naturale differenza sessuale attraverso il concetto di identità di genere (in inglese detto 'gender').
Dopo aver ter­minato la prassi della raccolta dei pareri, è stato affidato il mandato per l’aula al rela­tore Pino Pisicchio, che è anche presiden­te della commissione Giustizia. «Sorridiamo ma non esultiamo – ha com­mentato il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso – la prova dei fatti sarà in aula». «Ora si proceda in tempi rapidi alla calen­darizzazione », ha insistito Titti De Simone, parlamentare del Prc, con riferimento alla decisione che dovrà prendere la conferen­za dei capigruppo di Montecitorio. Jole Santelli di Fi, invece, ha osservato che in Parlamento «c’era pieno accordo sul fat­to che lo stalking fosse un’emergenza», ma «la maggioranza ha scelto di inserire nel provvedimento una norma controversa, quale quella sull’omofobia e l’identità di genere, che di fatto ha bloccato una pro­posta che poteva già essere legge da mesi». «Le sue argomentazioni progressiste – ha replicato polemicamente il socialista Fran­co Grillini – mascherano una brutale o­mofobia e un razzismo omosessuale».
«Assolutamente sbagliato confondere l’o­mofobia con lo stalking nei confronti del­le donne – ha ribattuto un’altra azzurra I­sabella Bertolini –. La maggioranza di cen­tro- sinistra tenta, per l’ennesima volta, di imporre per via legislativa la parificazione della condizione omosessuale alla ben di­versa realtà degli individui eterosessuali».
Al contrario il ministro delle Pari opportu­nità, Barbara Pollastrini, ha fatto «appello al presidente Fausto Bertinotti e al mini­stro per i Rapporti con il Parlamento Van­nino Chiti, ai presidenti dei gruppi parla­mentari perché questo tema venga consi­derato prioritario nell’agenda dei lavori del­l’aula ». La leghista Carolina Lussana, però, ha confermato la contrarietà alla parte del ddl «che riguarda l’introduzione del reato di omofobia» e ha annunciato una dura contrapposizione in aula.È prevista sull’argomento una riunione dei Teodem. «Alla Camera la maggioranza non ha problemi anche di fronte al nostro voto contrario – ha spiegato Enzo Carra –. De­cisivo è dunque il Senato, per questo dob­biamo coordinarci». «Ognuno si assumerà le proprie respon­sabilita », ha assicurato Paola Binetti, che al Senato votò contro il maxiemendamento sul 'decreto sicurezza' perché introduce­va analoghe norme cosiddette andiscri­minatorie contro le «tendenze sessuali». Un provvedimento sul quale il governo po­se la fiducia. Quel 'decreto sicurezza' è stato poi fatto decadere, e la sinistra radi­cale ha accettato che il nuovo decreto fos­se depurato del tema del 'gender' a con­dizione di un’accelerazione del ddl sullo stalking che appunto nel contestato arti­colo 3 lo introduce.
La norma afferma che è punito con la re­clusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6 mila euro «chi istiga a com­mettere o commette atti di discriminazione» per motivi basati «sull’orientamento sessuale o sulla identità di genere». Inoltre sono previste aggravanti fino alla metà del­la pena per chi commette per tali motiva­zioni reati punibili con pena diversa dal­l’ergastolo.
fonte: Avvenire

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